donne. guerra. commedia

Il testo con questa traduzione è stato pubblicato in volume.

RASSEGNA STAMPA

“Si tratta di un grande ripensamento sulla guerra e sul suo significato, ma anche su quello del teatro, caratterizzata da una scrittura piuttosto complessa che costringe lo spettatore ad una continua vigilanza. Nonostante la complessità dei dialoghi, nonostante la costruzione del tessuto narrativo non conceda niente alla emotività, anzi rinunci volutamente ad un impatto emozionale, teatralmente questo spettacolo funziona. Merito degli interpreti – bravissima soprattutto Patrizia Bernardi alla quale è interamente affidato il terzo atto – e della regia che si avvale di semplici trovate, però di grande effetto”

(Giulia Vannoni, “Il Ponte”, 25 aprile 1993)

“Uno spettacolo di forte sapore contemporaneo che dà corpo e respiro alle metafore tragiche, ai racconti straniati, al linguaggio “dell’assurdo” di Brasch. La regia e il gioco d’attore creano un universo artificiale, iperrealistico, in bilico fra simulacri ludico-coloristici della Pop Art e “magia” straniante degli spot pubblicitari”

(Franca Silvestri, “Hystrio”, luglio-ottobre 1993)

“Sullo sfondo, il racconto della prima guerra mondiale, metafora di tutte le guerre da quella di Troia in avanti, con il senso dell’impotenza a dominare l’angoscia, con la percezione dell’annullamento delle identità personali. In scena, più che personaggi simboli, ad esempio un suggeritore incapace di suggerire. O una donna, Klara, che incarna fino all’estremo degrado la femminilità oppressa, la vertigine di chi vive su una fila di elettrodomestici come in un ospedale o in un cimitero: l’Europa di Sarajevo?”

(Sergio Ariotti, “Tg3 Rai”, 11 febbraio 1994)

Nel 2003, a dieci anni dal debutto di questo spettacolo, Andrea Adriatico realizza una nuova edizione di Donne. Guerra. Commedia.