Ecco quello che chiederemo sulla cultura ai candidati

Accade piano, accade in periferia. Ma accade. Abbiamo invitato a Teatri di Vita i cinque candidati a sindaco di Bologna a discutere di cultura. Si comincia, domani pomeriggio alle 17.30 con Flavio Delbono. A questo punto va fatta una premessa: chi scrive è un idealista. E rivendica con orgoglio il suo diritto a vivere con questa pia illusione che di questi tempi fa spesso fare la parte dello scemotto. Orbene, scorrendo gli scarni programmi elettorali dei nostri cinque, non una riga è spesa davvero sulla cultura. Mi si potrebbe obiettare che cultura è università, o culto del rosario, o sostegno dell’ associazionismo… vero. Ma la cultura di cui il mio idealismo vorrebbe nutrirsi è d’ altro livello e si chiama cultura del vivere, progetto dell’ uomo. Per chi, come me, sta consumando la parte fertile della sua vita annegando nella patriottesca ideologia da culto del «forza Italia» ed è (ahilui) rimasto ancorato all’ idea che la società progredisca davvero quando progrediscono le sue menti e si ricordano che esiste un’ aria da proteggere, una qualità della vita da difendere, un tempo per il pensiero da rispettare, uno spazio dei sorrisi, una dinamica per l’ infanzia, una poesia per l’ essere anziani, immaginarsi di votare qualcuno oggi è un vero dilemma.

Chiede di sapere che città, e che cittadini soprattutto, dobbiamo aspettarci per il futuro. Perché la politica può e deve farsi carico di rispondere a questa domanda. E allora, da idealista, non voterò nessuno che non mi abbia rassicurato nel suo impegno, onesto, leale e profondamente convinto di volere una società migliore. Che non significa solo un nutrito gruppo di parcheggi in più o le pur fondamentali norme per l’ edilizia popolare, o sconti di reddito, né tantomeno assessori dal nome blasonato e di facciata dietro i quali nascondere vuoti di idee. Per chi, come me, arrivò da altrove lontani, trovarsi a Bologna significò fare i conti con la cultura del vivere. Un livello di civiltà, quello sì tutto petroniano, da difendere. Un valore vero. Che faceva di questa città, dei suoi ideali diffusi, del suo buon vivere, della sua sanità, delle sue fabbriche, dei suoi teatri un modello culturale per un uomo fieramente un po’ diverso. Voglio sapere questo domani pomeriggio. Voglio sapere se possiamo sostituire il compito dell’ efficienza con l’ ideologia del buon vivere. E’ il mio modo, da persona di cultura, di scendere in politica. Alfredo Cazzola, Flavio Delbono, Giorgio Guazzaloca, Valerio Monteventi e Gianfranco Pasquino hanno accettato il confronto. Ad ascoltarli saremo in tanti, sono sicuro. Ma più saremo e più potremo ritrovare quella parola nei programmi elettorali: cultura. Abbiamo invitato tutte quelle persone che esprimono la cultura bella di questa città. Se qualcuno ci è sfuggito ci perdoni. È sinceramente benvenuto.

L’articolo è uscito su «la Repubblica», 20 febbraio 2009