Benni e la nostalgia del presente
C’ è lo sguardo di Pompeo che brilla su uno schermo e dietro di lui un murales con uomini con braccia levate in aria che incalzano nuove storie di rivoluzioni operaie negate. Si sovrappongono quasi, quelle grandi mani nervose in bianco e nero disegnate da Andrea Pazienza per illustrare la storia di uno dei suoi personaggi più celebri e il grande affresco urbano che fa da sfondo al palco improvvisato del Crash, giovane centro sociale cittadino occupato, nato nel capannone abbandonato in uno spiazzo rotatoria tra la via Zanardi, che proprio il “Paz” consacrò, e quello che fu il laboratorio d’ arte dello stilista Massimo Osti, altro grande creativo di una Bologna che non c’ è più. Il Pompeo di Andrea Pazienza non arriva al Crash per caso. Lo conduce lì, per mano, uno straordinario Stefano Benni.