Che fine ha fatto la diversità?

Il Cassero chiuso per 10 giorni. Il Cassero violento, quello che accoglie gente che usa le mani, resterà muto per molte notti. Niente discoteca, niente serate. Niente. Luci spente, musica a zero. Ora sarà più facile recriminare in ogni direzione, prendere i venti, parlare di cattive gestioni, di cattivi caratteri, di cattivi esiti, di cattive funzioni. Io vorrei cominciare dal dire che mi dispiace e tanto per il ragazzo pestato. Mi dispiace ovviamente per lui, per i suoi affetti, ma anche tanto per ciò che significa. Perché a chiudere non è un luogo qualsiasi. A restare muto, per dieci giorni è il circolo gay più blasonato, importante e storico d’Italia. Colpevole di non aver informato tempestivamente le forze dell’ordine dopo che un suo giovane cliente, per futili motivi, era stato aggredito selvaggiamente mentre ballava in una serata come tante, sotto gli occhi di molti. Un fatto gravissimo. Eppure non un solo omosessuale sembra coinvolto in questa triste vicenda. Non era omosessuale il giovane avventore, non erano omosessuali i picchiatori. Allora di cosa si tratta? Perché nel locale storico della comunità gay italiana, conquistato con lotte durissime e concesso con lungimiranza da un’amministrazione in anni pesanti per la nostra città accadono cose del genere? 

(continua…)

L’articolo è uscito su «la Repubblica» (Bologna), 21 marzo 2014